” la trasformazione è l’unica garanzia di conservazione delle memorie attraverso l’architettura”
Andrea Bruno
Svolsi l’esame di Restauro, durante il corso di Laurea del Politecnico, con l’architetto Andrea Bruno, che a luglio del 2025 ha lasciato la nostra terra ed ha lasciato le sue opere in eredità a noi architetti ed a quelli che verranno.
Mi è stato insegnato che il Restauro sia una pratica complessa, in cui si muovono diverse metodologie ed approcci ed ho avuto una esperienza molto formativa, grazie al mio docente, che mi lasciò “azzardare” al punto di progettare una discoteca all’interno della Torre dell’Acquedotto di Cusano Milanino, il cui nome era “sacro e profano”.
Un monumento, per molti conservatori, dovrebbe rimanere “a terra” come ci è pervenuto dalla storia, ma questa impostazione unicamente filologica non porta e non genera conoscenza.
La storia è una somma di vicende, casi reali ed eventi che hanno trasformato le società ed è quindi una sorta di “somma” che trascende la mera successione cronologica.
Operare sui monumenti è come aprire un libro di storia e leggerne più capitoli, perché nei secoli passati l’architettura storica rappresenta il risultato di un processo continuo che attraversa più secoli, con mutazioni già insite nella loro stessa storia artistica e costruttiva. Quante sono le chiese iniziate in una epoca, con uno stile, e terminate 200 anni dopo, con un altro stile, in un periodo storico molto differente, e perché non può oggi l’architetto che si occupa di restauro, entrare a far parte di questo processo?
Ecco, la consapevolezza di essere, oggi, qualcosa di diverso da quello che ci precede, deve essere sempre all’origine del progetto di Restauro.
Consapevolezza è analisi, studio, ricerca e poi applicazione delle tecniche del restauro con cui si affrontano progetti di ri-funzionalizzazione dei monumenti, ad esempio quelli di cui mi sono occupato negli anni, a partire dal Palazzo Valloni e dell’ex-cinema Fulgor, noto per la filmografia di Federico Fellini, cui ho lavorato con l’architetto Annio Maria Matteini e sino ai progetti più recenti, che ho svolto in totale autonomia, come la Villa Mapelli Mozzi, già opera di Restauro dell’Architetto Barbiano di Belgiojoso (dei BBPR) o la Villa Il Nonaro di Varese, degli Architetti Bagatti Valsecchi.
Il Prof. Bruno portò una vera rivoluzione nel pensiero sul restauro e della valorizzazione del patrimonio culturale e i suoi interventi completavano l’antico con un “nuovo” distinguibile e dialogante, questa lezione la ho fatta mia.
Visitai il progetto del Castello di Rivoli nel 1992 e rimasi affascinato da questo intervento, se vogliamo radicale, che rivitalizzando il complesso, portando gli utenti anche ad “attraversare” le volte, all’estradosso delle stesse, tramite passerelle poste nei piani ammezzati, mi ha fatto comprendere come si possa rispettare l’integrità storica del complesso mostrandola, nella sua riconoscibilità e tecnica, generando allo stesso tempo cultura tramite la conoscenza.








